Il percorso

LE TRACCE

Consulta gli itinerari, che si sviluppano su due direttrici principali collegando Firenze e Ravenna.

DOVE DORMIRE

Consulta l’elenco completo delle strutture lungo il percorso.

LE TAPPE

Scopri le località lungo il percorso e come esse si legano alla Divina Commedia ed a Dante Alighieri.

Ernest Hemingway scriveva che andando in bicicletta si imparano meglio i contorni di un paese. Ed è proprio così: percorrere un itinerario in bicicletta permette di tornare ad essere i veri protagonisti del viaggio e farne un’avventura, di riconnettersi alla terra, alla natura, a quell’essenza vera di un luogo che raramente svanisce col trascorrere dei secoli. E’ un viaggio che si delinea lungo la strada, che non conduce solo ad una meta, ma che attraversa e fa vivere i luoghi che, toccati con mano, lasceranno, al nostro ritorno, un ricordo ancora più vivo.

Un paesaggio è disseminato di tracce, di segni, orme e memorie. A ben concentrarsi si riesce a riconoscerle e ad ascoltarne il racconto di un passato che ancora è lì, tangibile. Immaginate che valore possa avere l’esperienza di un itinerario in bicicletta attraverso luoghi che custodiscono una memoria celebre come quella di Dante Alighieri. L’Italia da secoli ne conserva il ricordo.

Costretto all’esilio vagò per il resto della sua vita, passando sotto la protezione dei signori locali che gli offrivano ospitalità. Sono tante le località che si contendono il ricordo del suo passaggio ed al tempo stesso sono molti i luoghi, i personaggi ed i paesaggi da cui Dante trasse ispirazione per quella che resta l’opera più nota al mondo.

Ci sono paesaggi, monumenti ed edifici che ancora oggi, a distanza di settecento anni, ne evocano ricordi divenuti celebri nella memoria collettiva grazie a quel dono immortale che è la letteratura.

I luoghi legati al nome del Poeta in Italia sono pressoché infiniti e che si tratti di una terzina, una cantica o un solo verso, saranno indiscutibilmente legati in eterno al suo nome ed al suo ricordo evocato in ciascuno di noi. Il cammino dell’esilio fu lungo e faticoso. Se volessimo calcare oggi le orme tracciate dall’esule, l’itinerario toccherebbe quasi tutto lo stivale, in particolare la parte centrale. Toscana e Romagna hanno giocato un ruolo molto importante e sono tra le regioni maggiormente citate e descritte nella Divina Commedia. Già in passato studiosi, letterati illustri e viaggiatori stranieri valicarono le Alpi e si misero sulle orme di Dante, attraversando l’Italia e componendo opere di una bellezza unica. A loro dobbiamo l’aver letto il Poema come una vera e propria guida di viaggio, l’aver compiuto per primi un’esperienza odeporica alla ricerca dei cosiddetti luoghi danteschi, interpretando sul posto metafore e descrizioni, perché chi vuol comprendere un poeta deve visitarne il paese.

Ed i suoi versi ci conducono a partire da Firenze, l’amata e odiata sua Firenze, l’ingrata sua patria, il bell’ovil dove dormì agnello, al cuore medievale che conserva il quartiere in cui visse, in cui incontrò Beatrice per la prima volta, in cui sposò Gemma Donati, in cui la Badia scandiva l’ora terza e nona, e naturalmente il suo Bel San Giovanni. Dopo aver camminato tra le sue vie ed i suoi palazzi, val la pena prendere la città dall’alto, da una delle colline che la circondano: noterete come le sue torri ed i suoi campanili più antichi svettino alti verso il cielo, cercando di farsi spazio tra quelli più recenti, a spandere un’aurea di storia, arte e cultura.  La conclusione più significativa di un tale viaggio sulle orme del Poeta non può che essere Ravenna, la città che fu doppiamente sacra: culla di Francesca e tomba di Dante. Qui si entra con aria solenne, con rispetto, alla ricerca dell’illustre polve. Qui il Poeta posò il suo ultimo sguardo. Qui trovò finalmente una casa, il rispetto e la tranquillità per poter concludere la sua opera. Firenze e Ravenna segnano l’inizio e la fine di una vita e di un’opera.

In mezzo c’è un territorio che conserva una bellezza naturale quasi intatta. Paesaggi disseminati di borghi medievali, rocche, castelli, pievi ed abbazie, monasteri, foreste. Ed è proprio laddove la natura non è stata contaminata che la presenza dello spirito del luogo si fa più forte, che ritroviamo le descrizioni dantesche così simili alla realtà che ci circonda.  Qui, tra le Foreste Sacre del Casentino, il Santuario de La Verna, i castelli di Poppi, Porciano, la Pieve di Romena e il Monastero di Camaldoli, la piana di Campaldino, Fontebranda, la Cascata dell’Acquacheta, l’Abbazia di San Gaudenzio, la Rocca di San Leo l’eco dantesca si aggiunge ai suoni naturali, alle preghiere e alle voci dei santi, alle grida dei guerrieri. Qui li ruscelletti che d’i verdi colli discendon giuso in Arno narrano di quando consolavano il povero esule nei suoi primi anni bandito dall’amata patria. Avvicinandosi in terra di Romagna un altro ricordo si fa più vivo: quello di Paolo e Francesca, uno dei primi episodi ad essere tradotto e conosciuto in tutto il mondo.

In queste terre la storia è ancorata alle rocce, tra gli alberi, nei cuori degli abitanti. Questi paesaggi dovettero ispirare non solo i versi, ma anche la struttura di alcuni passi della Divina Commedia, dai ponti infernali, all’erta salita del Purgatorio, fino alle bellezze del Paradiso.

Sono le terre di Dante, quelle in cui il viaggio attraversa una duplice dimensione: quella dello spazio e quella del tempo.

 Testo di: Raffaella Cavalieri

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